Bias dell'ottimismo

Rischi, responsabilità e bias dell’ottimismo

“A me non può succedere”.

È la risposta immediata che il nostro cervello elabora di fronte al verificarsi di eventi negativi o spiacevoli per effetto del cosiddetto bias dell’ottimismo irrealistico. Una sorta di protezione inconscia che però, può avere risvolti negativi per l’individuo che è portato a sottovalutare e sottostimare i rischi a cui è esposto. Perché ve ne parliamo?

Perché il  bias dell’ottimismo  influenza moltissimo le nostre scelte, anche in ambito assicurativo

Percezione del rischio e bias dell’ottimismo

La scorsa primavera sono stati pubblicati i risultati del Rapporto Ivass su Conoscenza e Comportamento Assicurativo in Italia che ha fatto emergere una serie di dati interessanti per il settore. Tra questi una curiosa scissione tra quella che è la rappresentazione del rischio e le misure comportamentali adottate per cercare di limitarlo.

A fronte di timori percepiti come concreti dal grosso della popolazione intervistata, pochissime sono, ad esempio, le sottoscrizioni di polizze ad hoc.

Questo disallineamento sembra essere correlato al cosiddetto bias dell’ottimismo irrealistico che induce gli individui a ritenere di avere meno probabilità di sperimentare eventi negativi rispetto a quelli positivi.

Se il rischio viene percepito in maniera distorta, allora anche le misure di precauzione adottate non saranno adeguate alle reali esigenze di sicurezza.

Un esempio concreto: i rischi per i docenti

Calando la questione all’interno di una realtà che noi conosciamo bene, pensiamo alla delicata posizione degli insegnanti o degli addetti alla vigilanza. Apparentemente tutti sono ben consapevoli dei rischi e delle responsabilità che gravano sulle loro spalle. Tuttavia, alla percezione del rischio non sempre corrisponde un atteggiamento preventivo che passi, ad esempio anche attraverso  la sottoscrizione di una polizza che preveda buone garanzie, compresa una copertura RC patrimoniale.

Questa risposta comportamentale è dovuta in parte proprio al cosiddetto bias dell’ottimismo irreale. Se, da un lato, si percepiscono come importanti i rischi connessi alla professione, dall’altro si tende ad etichettare i possibili incidenti come eccezionali ed estremamente improbabili.

L’esempio dei docenti è particolarmente calzante perché a fronte di responsabilità che di certo non diminuiscono nel tempo, l’attenzione nei confronti dell’argomento anche da parte dei media è piuttosto altalenante. La stessa opinione pubblica, ad esempio, tende a rispolverare la questione della tutela dei docenti solo in seguito al verificarsi di eventi particolarmente drammatici. Se episodi catastrofici come la morte di uno studente sono, fortunatamente, sporadici se non rari, è sul fronte dei piccoli incidenti quotidiani che la categoria degli addetti alla vigilanza risulta particolarmente esposto a possibili rivalse.

L’importanza di una giusta valutazione

Tuttavia proprio rispetto a questi rischi vi è minor consapevolezza ed è qui che si rivela tutta la pericolosità di una cattiva valutazione del rischio stesso.

Non è improbabile per un docente trovarsi coinvolto in un sinistro durante le ore di lezione, così come non è improbabile che l’Amministrazione condannata al pagamento dei danni proceda con un’azione di rivalsa davanti alla Corte dei Conti.

Ecco perché in materia assicurativa è sempre bene affidarsi ad un esperto che sia in grado di valutare i rischi in maniera realistica e oggettiva e soprattutto che sia in grado di indicare le soluzioni di volta in volta più adeguate alle reali esigenze dell’assicurato .

Il team Logica